Penso di aver commesso praticamente tutti gli errori che si possono commettere in un’attività imprenditoriale. Fare errori significa però anche in fondo che si sta imparando velocemente. La verità è che il giorno dopo che hai commesso un errore sei più saggio di prima.

Tra tutti gli errori commessi nella mia vita, quello di cui oggi desidero parlare è stato quello più grosso, che oltre ad avermi causato un danno economico enorme, mi ha procurato anche altre difficoltà.

In un libro una volta ho letto “il potere se ce l’hai usalo, altrimenti se non lo usi lo perderai”. Una grande verità a cui aggiungo:  il potere, se ce l’hai, non lo devi mai delegare.

L’errore di cui oggi parlo, nasce proprio dal fatto che non conoscevo ancora questa regola aurea. Il non conoscere uqesta verità mi è costato circa 10.000.000€ di costi vivi. Sarete comunque sorpresi nel sapere che questi costi non sono stati nemmeno la parte più rilevante della vicenda.

Tutto ha inizio nel 1993, io e il mio socio Paolo Ruggeri, assieme a poche altre persone, abbiamo avviato il nostro progetto imprenditoriale. In quel momento storico siamo partiti in un modo un po’ rocambolesco e avevamo poca disponibilità economica. Eravamo però animati da grande determinazione e da un grande sogno: quello di cambiare il modo di fare impresa e migliorare il mondo e la vita delle persone.

Il nostro progetto imprenditoriale si basava su un concetto fondamentale: Tutto ruota attorno alle persone e alla loro crescita. Questo era al centro di tutto. Le persone che desideravano collaborare all’impresa avrebbero avuto grandi opportunità di crescita sia in termini umani sia in termini economici. L’idea era di dividere con tutti i risultati ottenuti, in un sistema lavorativo fortemente meritocratico.

Dopo un inizio un po’ difficile, abbiamo iniziato ad ottenere i primi successi e, un passo dopo l’altro, abbiamo iniziato a costruire un’azienda strutturata. Abbiamo organizzato eventi in cui avevamo coinvolto persone influenti. Siamo stati i primi in Italia a coinvolgere Tom Peters e abbiamo organizzato iniziative assieme al grande Maurizio Costanzo.

Con 200 persone che lavoravano con noi eravamo diventati un’azienda forte e ci sentivamo invincibili. Ed è forse stata proprio questa eccessiva sicurezza nei nostri mezzi e nelle nostre capacità a portarci un po’ portato fuori strada.

Quando ti senti invincibile, ti trovi in realtà in una situazione di pericolo. Inizi infatti a perdere di vista le cose che ti hanno reso grande e pensi, sbagliando, che le cose possono andare avanti da sole e per forza d’inerzia.

Una serie di piccoli errori, sommati uno con l’altro, ci hanno portato fuori strada senza che nemmeno ce ne accorgessimo. Non percepisci subito la gravità della situazione, perché sono piccoli errori e all’inizio non ci dai importanza. Ricordo che si davano giustificazioni a tutto e si tolleravano situazioni non ottimali.

Il fatto è che quando operi in questo modo poi, per forza di cose, inizi a regredire, una giustificazione dopo l’altra.

Un giorno con Paolo Ruggeri ci eravamo anche incontrati ed eravamo d’accordo sul fatto che si stava raggiungendo il limite. Stavamo per mandare via tutte le persone che non erano allineate al nostro progetto e ai nostri valori, ma poi abbiamo deciso di non procedere perché quelle persone ci avevano aiutato a ottenere grandi risultati, erano ancora produttivi e, soprattutto, erano parte del gruppo. Abbiamo temporeggiato ancora, sperando che le cose potessero migliorare.

Ad un certo punto però mi sono reso conto che a me, come titolare, arrivavano solo dei problemi che altri, a cui avevo delegato, avevano creato. A quel punto volevo tornare all’operatività, ma mi sono reso conto che in qualche modo, inspiegabilmente, tornavo al punto di partenza, a dover gestire i problemi creati dalle persone a cui avevo delegato delle funzioni. A quel punto ho iniziato a fare acquisti senza logica, forse un po’ per cercare di bilanciare le difficoltà. Mi concentravo fortemente sugli aspetti materiali della vita e ho cominciato a comprare macchine sportive, dilapidando grandi somme di denaro. Stavo riflettendo sull’idea di comprare un elicottero, quando, da un giorno all’altro, l’azienda è esplosa.

Una parte del management del gruppo, alcuni di quelli a cui avevamo delegato parte del potere, hanno deciso di uscire dall’azienda per avviare un’attività concorrente.

Da quell’errore ho capito come regalare la tua azienda in poche mosse, questa è la ricetta da evitare:

  • Delega tutto, anche il potere
  • Ritirati e vivi nella tua “torre d’avorio” lasciando ad altri l’iniziativa
  • Pensa che la tua azienda ormai vada avanti anche senza di te
  • Giustifica le tue azioni non etiche e quelle degli altri.
  • Dimentica chi sei e in cosa credi davvero
  • Non dare ascolto al tuo istinto

Dopo questo errore, nell’arco di qualche anno è arrivato il conto, che non era solo legato ad aspetti economici:

  • Dopo la grande delusione mi sentivo “poco armato”
  • Ho dovuto gestire questioni legali e burocratiche per anni
  • Avevo una causa di lavoro al giorno, con conseguente stress

Per fortuna, nell’errore, almeno avevamo avuto la lungimiranza di accantonare dei fondi che ci hanno permesso di affrontare economicamente tutte le difficoltà e gestire gli aspetti legali della vicenda.

Ho dovuto impiegare del tempo, assieme a tutte le persone che sono rimaste con noi, a ricreare tutto. Nei momenti difficili devi riprendere in mano la tua forza vitale. Ho capito che come prima cosa dovevo fare un lavoro su me stesso per tornare ad essere centrato e riprendere in mano i valori in cui credevo, quei valori che in passato mi avevano permesso di ottenere il successo. Sono tornato a studiare, a formarmi e, un passo dopo l’altro, mi sono rimesso in pista.

Ogni persona può commettere degli errori, la grande differenza consiste nella capacità di affrontarli. Devi farne tesoro, imparare la lezione e rialzarti più forte di prima.

 

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